sabato 12 settembre 2020

Bastogne di Enrico Brizzi riletto anni dopo

 

Comprai e lessi questo libro, praticamente all'uscita.
In occasione della riedizione di questi giorni, ho provato a fare mente locale e con mio grande stupore avevo un ricordo vago della trama, se non un non precisato velo di violenza e "scorrettezza" che permeava storie e personaggi. Ho provato - come faccio di solito in questi casi - a leggere la prima pagina per far riemergere ricordi, ma nulla. Però pagina dopo pagina mi son ritrovato a rileggerlo quasi tutto d'un fiato come fosse la prima volta.

 
Che dire. Rispetto al suo esordio Brizzi in questo secondo libro spiazza completamente il lettore che avrebbe sicuramente aspettato non dico personaggi, ma sicuramente toni e situazioni simili a "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" e invece si ritrova in un Bologna camuffata, volutamente male, in una Nizza di anni 80 a descrivere situazioni tipiche di quegli anni tra i giovani intorno ai vent'anni, concentrandosi su un gruppo di 4 ragazzi e uno in particolare , il nostro protagonista che vivono ai margini della consuetudine sociale con atteggiamenti anarchici e estremi con tratteggi che rimandano a "Trainspotting" e "Arancia meccanica" .
La storia inizia con una scena molto forte per poi ricostruire tramite un lungo flashback il percorso che ha portato i personaggi nel turbine di violenza, droga e amicizia fino poi al finale così reale e logico eppure così poetico anche se malinconico.
Non so se è stata la lettura da adulto, eppure questa rilettura - lettura effettiva me l'ha fatto apprezzare ancor di più che in gioventù. La violenza non è uno sfoggio pittorico fine a se stesso ma lo strumento con cui l'autore vuole comunicare tutto il disagio formativo di alcuni di quei giovani che negli anni 80 orbitavano ai margini della fauna giovanile in cerca di una identità che non riuscivano a trovare in nessuno o niente che li circondava.
Un must have per chi come me è nato negli anni 70.

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